lunedì 4 gennaio 2010

APPROFONDIMENTI - DOOM PATROL PARTE 1
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APPROFONDIMENTI - DOOM PATROL PARTE 1



















Un gruppo di supereroi maledetti dai propri poteri, che li rendono capaci di imprese straordinarie ma al tempo stesso li condannano a un destino simile a quello dei portatori di handicap. Il concetto alla base della Doom Patrol di Drake, Haney e Premiani è ancora più estremo degli X-men ( presentati da Lee e Kirby tre mesi dopo il loro debutto) a cui, vista la presenza in entrambe le formazioni di gente discriminata in base all'aspetto, e soprattutto di un mentore sulla sedia a rotelle, vengono spesso accostati. Basti pensare a Robotman, il membro più ricorrente del gruppo, che in realtà non è altro che un cervello, in grado di provare e sentire la mancanza di sensazioni e sentimenti, intrappolato in un corpo d'acciaio, una protesi totale del corpo che lo rende capace di muoversi, ma non certo di sentire. La versione di questo gruppo sceneggiata da Grant Morrison.



















E' una delle serie supereroistiche più innovative e meno ricordate in Italia, a causa della pubblicazione a singhiozzo. Sbarazzatosi delle eredità delle precedenti gestioni grazie al comodo punto di partenza fornito dalle conseguenze cataclismatiche dell'ennesimo crossover, lo scrittore scozzese recupera solo alcuni personaggi passati, ne introduce nuovi e vecchi riaggiornati, e trasforma il tutto in una sorta di viaggio nel Paese delle Meraviglie della cultura pop. Tutti gli elementi più iconoclasti, sia a livello visivo che narrativo, provenienti da musica, cinema, letteratura, che Morrison ha selezionato e rimontato all'interno delle sue storie, contribuiscono a creare un ambiente psichedelico e capace di stimolare la fantasia del lettore. Come dice infatti lo stesso autore in un'intervista: “Avevo 28 anni quando iniziai Doom Patrol e ci fu questa esplosione per me di arte e di “magico realismo” negli scritti di Calvino, Borges e Landolfi, c’era il surrealismo postmoderno in Tv di registi come David Lynch e Vic Reeves. Seguivo i film di Jan Svankmajer, Thomas DeQuincey, Cocteau, Joyce, Anais Nin, Leonora Carrington, Maya Deren e cose simili. Qualunque nuovo input arrivasse nella mia testa condizionava le storie che stavo scrivendo”.



















La storia di Morrison prende il via alla fine degli anni Ottanta, un periodo fortemente influenzato dai supereroi decostruzionisti e dalle funeree e introspettive atmosfere dei mutanti di Chris Claremont. Il titolo del primo albo, “Strisciando tra le macerie”, ci porta direttamente all'interno del manicomio in cui Robotman sta tentando di ricostruire la propria precaria esistenza. L'ottima e delicata descrizione che Morrison fa dei personaggi e delle loro nevrosi vira però fin da subito verso sequenze bizzarre, visionarie e inquietanti.























La creatura che albergava nel corpo del primo Negative Man si autodefinisce come una sorta di essere mistico. Il precedente legame tra i due viene sostituito con qualcosa di ancor più bizzarro ed esoterico: unendo il proprio ospite con una donna, in una sorta di rituale ( un “matrimonio alchemico”), rinasce come Rebis, la sintesi perfetta degli opposti, una creatura ermafrodita potentissima, che sembra definire sé stessa come l'incarnazione della natura ciclica dell'universo (ouroboros). Fin da subito la passione di Morrison per l'esoterismo lo spinge a decostruire i propri eroi rendendoli qualcosa di nuovo e fantasioso, aggiornando e ampliando i vecchi concetti invece di dipingerli come gretti e mediocri. Un po' come i recuperi postmoderni delle antiche fiabe. Accanto a vecchie conoscenze, come l'eroe afroamericano Joshua Clay (dipinto da Morrison nel suo aspetto di uomo di scienza sensibile e attento, ed eroe riluttante), facciamo la conoscenza di Crazy Jane. Se Rebis incarna la passione di Morrison per l'esoterismo, Jane porta con sé l'attrazione verso la psicanalisi, i sogni da personalità multipla tipici di registi come Lynch, e alcune citazioni letterarie, come il suo stesso nome, derivato da una poesia di Yeats, e la tecnica del cut-up. Si tratta della scomposizione casuale di parole o testi, rimescolate sino a stimolare nel lettore emozioni o interpretazioni sempre più suggestive.



Marco Foti

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