giovedì 21 gennaio 2010

APPROFONDIMENTI - DOOM PATROL PARTE 2
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APPROFONDIMENTI - DOOM PATROL PARTE 2















Molti dei nemici che Morrison introdurrà fin da queste prime storie parleranno con dialoghi inquietanti, frutto proprio della tecnica cut up. Per iniziare abbiamo gli Uomini Forbice, ispirati da un'angosciante favoletta moralistica di Heinrich Hoffman, (la cui illustrazione viene anche riprodotta nel fumetto), con le mani a forma di cesoia, capaci di ritagliare via dal mondo reale gli esseri umani. Il mondo in cui vivono, Orqwith, è una sorta di epigono dell'Uqbar immaginato da Borges, un mondo fittizio creato per gioco da alcuni intellettuali che cerca pericolosamente di invadere la sfera reale. Per descriverlo nelle sue architetture claustrofobiche Morrison prende a prestito gli arredamenti di ossa e teschi presenti nel cortometraggio “l'Ossario” di Svenkmejer.























Ma il viaggio è soltanto iniziato: dopo le contaminazioni tra castranti ricordi infantili e incubo, Morrison prende i suoi personaggi, viaggatori della mente, alla ricerca di un precario equilibrio
tra sanità e follia, piuttosto che “eroi, e li fa scontrare con Red Jack, un incubo vittoriano che riprende vita e si trasforma in qualcosa di ancora più angosciante. Morrison traccia un originale e terrificante parallelismo tra l'assassino seriale di un tempo e la divinità. Egli si è infatti tramutato in una sorta di essere divino, autoreferenziale, che prospera ma al tempo stesso rimane dimenticato e isolato dal presente, in una “casa senza finestre”, nutrendosi del dolore di centinaia di farfalle che tiene intrappolate. Vi è poi un altro episodio, introspettivo e delicato almeno quanto popolato da oniriche e surreali creature, dedicato a Dorothy, una ragazzina dal muso di scimmia che da vita ai propri incubi nel tentativo di superare la paura di essere diventata donna (e scatta l'immancabile citazione letteraria delle scarpette rosse di Andersen, oltre che del mago di Oz).





















E' tuttavia nel secondo volume che il viaggio inizia a farsi sempre più innovativo e assurdo, con atmosfere ironiche almeno quanto disturbanti.
Se la vecchia Doom Patrol doveva confrontarsi con “la Confraternita del Male”, Morrison ha ideato per i propri eroi una nemesi più appropriata, la “Confraternita dei Dada”. Citando i criteri dell'omonimo movimento artistico, questi personaggi non mirano a dominare il mondo, ma a sovvertirne le regole, in modo da trovare un posto che gli è sempre stato negato a causa della loro diversità. La parentela coi “nemici-amici” della Doom Patrol è evidente, e porterà le due squadre a superare le diffidenze per unirsi contro una minaccia comune.






















Vista la giocosa irruzione di concetti deliranti nel grigiore del mondo reale, il lettore avrà modo di considerare quanto la Confraternita, in un rovesciamento di prospettive, mostrava una strada decisamente più allettante rispetto al mantenimento dello status quo. I personaggi stessi che la compongono sembrano ribadire il trionfo dell'immaginazione sulla trivialità: Il Quiz è una ragazza nipponica che si isola dal mondo reale tramite una tuta impermeabile e asettica, e che possiede “tutti i poteri a cui non hai ancora pensato”, rendendo necessario mettere al lavoro la propria immaginazione per batterla. Non meno folli sono il dislessico Furore, vestito con un abito che sembra un'opera d'arte moderna, la Sonnambula inarrestabile e fortissima (ma solo quando dorme, perdendosi tutte le avventure più belle pur partecipandovi) e la Nebbia, capace di tramutarsi in una nuvola che inghiotte la gente, ma non è capace di farla smettere di protestare per la prigionia forzata.
A capo di questo improbabile clan sta mr. Nessuno, che tenta umoristicamente di creare un legame con la precedente Confraternita presentandosi come il membro “di cui nessuno si ricordava mai”.


















Nobody è vittima di un esperimento di privazione sensoriale in una stanza totalmente bianca. In essa passa rapidamente dal delirio alla presunzione di essere Dio. Poi vede un puntino. Quel puntino diventa un'esplosione, e cancella l'uomo che era prima, facendolo rinascere come simbolo del nuovo secolo: l'uomo ipotetico... astratto.
“Tra molto poco tempo questo mondo scialbo e ordinario saranno cambiati per sempre, seguiteci nell'eldorado dell'impero dei senza sensi. Che regni l'irrazionale. Il bene e il male non esistono, non siamo forse la dimostrazione che questo mondo è folle?” .
La Confraternita agisce come un vero e proprio gruppo di artisti che inscena manifestazioni tra la folla, e la loro impresa più ardimentosa, l'intrappolamento dell'intera Parigi all'interno di un quadro, avviene proprio tramite una dimostrazione pubblica, proprio come erano sovente fare i dadaisti.
Altra avventura degna di nota coinvolge una specie di parodia di Constantine, l'ex templare alcolista Kipling, e una sorta di Antidio-Virus che interferisce con la realtà tentando di distruggerla.


















Ma l'avventura più folle di tutto il volume è quella conclusiva. Dopo la Confraternita dei Dada tornano due membri illustri della Confraternita precedente, Il Cervello e Monsieur Mallah, che assieme al povero Cliff Steele momentaneamente sprovvisto di corpo si producono in una divertentissima allegoria dello scontro tra corpo e ragione, in cui c'è spazio per ironizzare sui cliché narrativi dei supercriminali e di certe idiosincrasie da scenziato del Capo, Niles Caulder, dipinto in modo sempre più insofferente, impaziente, abitudinario. Alla fine, in un'ambigua suggestione omoerotica, corpo e mente trovano il tempo di ricongiungersi, e due gloriosi avversari del passato diventano i tragicomici protagonisti di una storia del Morrison più frizzante, comico e giocoso mai visto.


Marco Foti

Prima parte

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