martedì 11 maggio 2010

XGAMES



ALAN WAKE RECENSIONE




















Alan Wake era uno scrittore di successo. Le sue storie horror vendevano milioni di copie, la moglie Alice era contenta del bell’appartamento a New York ed il suo agente Barry lo considerava una gallina dalle uova d’oro. Le cose tuttavia sono durate molto meno del previsto: una certa instabilità psicologica unita al classico “blocco dello scrittore” lo tormentano da quasi due anni.
E’ proprio Alice a suggerirgli un soggiorno a Bright Falls: boschi, laghi, paesi tranquilli dove tutti si conoscono. C’è anche una clinica per “creativi in difficoltà” diretta da un famoso psicologo, ma questo Alice preferisce non svelarlo, almeno all’inizio. L’introduzione ad Alan Wake avviene in maniera ben dosata, gli eventi scorrono con il giusto ritmo, i personaggi vengono presentati con cura. L’arrivo a Bright Falls è mescolato con i frammenti di un incubo, uno di quelli che tormentano Alan ormai da mesi, una sorta di piccolo antipasto per tutto quello che verrà.
Una volta che tutti i pezzi sono sistemati sulla scacchiera, la partita può cominciare. Mentre Alan si concede una passeggiata serale nel giardino del cottage sul lago affittato per l’occasione, Alice d’improvviso lo chiama terrorizzata, urla: lo scrittore si precipita in casa appena in tempo per vederla svanire nel lago e senza pensarci due volte si butta di testa nelle acque nere

Alan Wake è un titolo reso speciale dalla cura al dettaglio, ed il comparto tecnico non si sottrae a questa logica. A saltare subito all’occhio è la gestione della telecamera, la quale si sgancia occasionalmente dall’inquadratura decentrata alle spalle del personaggio per abbracciare con uno sguardo più ampio momenti particolarmente suggestivi, con un effetto di grande impatto cinematografico. Tanto i boschi avvolti dall’oscurità quanto le vie di Bright Falls in pieno giorno si fanno apprezzare per una quantità notevole di dettagli che adornano interni ed esterni rendendoli credibili e ben caratterizzati, facendo dell’esplorazione un vero piacere. I personaggi sono modellati con cura e mossi da animazioni di buona qualità, con una resa facciale soddisfacente, anche se non sempre perfetta. Non incredibili le texture, che sembrano pagare il prezzo della grande mole poligonale che il motore tiene costantemente in movimento: avvicinandosi agli oggetti si trovano facilmente esempi di bassa definizione, che tuttavia rimangono ben dissimulati nella visione d’insieme. Apprezzabile la vastità dei livelli, senza dubbio ereditata dalla precedente natura free roaming del titolo: per quanto non molto sfruttata a livello di gameplay, essa giova all’insieme dando al giocatore un’impressione di libertà che dissimula l’effettiva linearità dell’incedere e la rende molto meno evidente.



Ferdinando Coppola

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